



La maturità, acutezza e virtuosità interpretativa del diciannovenne Ettore Pagano superano persino le più ottimistiche attese.
Tra tante bellezze trascendentali, umane, poetiche e ribelli che la brillante lettura del giovane romano estrapola da quel capolavoro che è il Primo concerto per violoncello e orchestra di Šostakovič, come momento più emozionante si erige la sublime Cadenza. L'archeggio letteralmente sospende il fiato, fluttuando soave, oppure inquieto, secondo i puntualmente assecondati suggerimenti della partitura, sopra un silenzio quasi surreale, raramente così immacolato da essere palpabile. La grazia e la profondità, la sfavillante tecnica organicamente inserita nella narrazione avvolgente, sensibilissima, iridescente, pregna di sfumature: nulla manca all'esegesi viscerale offerta da Pagano. L'intensità deflagrante dell'applauso è il chiaro segno dell'energia emotiva accumulatasi durante l'esecuzione, e non prima di ben cinque chiamate alla ribalta, il violoncellista concede l'unico ma generosissimo fuori programma, strepitosamente reso Lamentatio del grande Giovanni Sollima.
Dejan Bozovic TRIESTE Prima 21 novembre 2022